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La rivincita della Psicoanalisi

Dott. Stefano Andreoli


"Giova ricordare che nel 2010 è uscita una review meta-analitica di Shedler che per la prima volta ufficializza un dato di ricerca emerso in modo sempre più netto negli ultimi anni: le terapie più efficaci non sarebbero quelle cognitive-comportamentali [per una maggior chiarezza, vedi qui] ma quelle psicodinamiche [che discendono dalla psicoanalisi o coinvolgono la psicoanalisi]; non solo, ma dopo una terapia psicodinamica vi sarebbero anche meno ricadute e il miglioramento aumenterebbe nel tempo, come se si mettessero in moto processi psicologici che evolvono autonomamente. La pretesa superiorità delle terapie cognitive-comportamentali sarebbe quindi un artefatto causato dal maggior numero di studi su terapie cognitive-comportamentali (che si prestano meglio a un certo tipo di sperimentazione empirica) e dal ritardo con cui il movimento psicoanalitico è entrato nell'area della ricerca sperimentale."


P.Migone (2010), Terapia Psicoanalitica - Seminari. Milano: FrancoAngeli, 2016



Numerosi studi hanno confrontato approcci terapeutici a breve termine [...] con terapie a lungo termine psicodinamicamente orientate. Nonostante la nozione accettata e sostenuta da alcune prove empiriche che gli approcci orientati sul sintomo siano altrettanto efficaci, i risultati di studi recenti appaiono molto più interessanti. Alla luce del modello dell'inconscio sono anche poco sorprendenti. In un ampio studio di meta-analisi, Shedler (2011) offre prove convincenti del fatto che la terapia psicoanalitica è efficace nell'apportare un miglioramento sintomatologico tanto quanto altri approcci più "evidence-based", come la terapia cognitivo-comportamentale. Per di più, i pazienti sottoposti a terapia psicoanalitica mantengono i loro risultati. Questi risultati terapeutici continuano a rafforzarsi nel tempo. Analogamente, Rabung e Leichsenring (2011), così come Huber e collaboratori (2011) hanno analizzato l'efficacia terapeutica delle terapie a lungo termine e della psicoanalisi. Entrambi questi approcci sono risultati più efficaci rispetto alla terapia a breve termine, sia alla fine del trattamento sia in seguito. Luten e collaboratori (2011) hanno trovato che, anche dopo la fine del trattamento, i pazienti mostravano un "effetto dormiente" (sleeper effect) e riferivano che i loro risultati terapeutici si erano mantenuti stabili e addirittura si erano rafforzati nel tempo.

In uno studio interessante, Knekt e collaboratori (2011) hanno esaminato tre modalità terapeutiche:

- una terapia "solution focused" della durata di 12 sedute - una terapia psicodinamica a breve termine della durata di 20 sedute - una psicoterapia dinamica a lungo termine della durata di 3 anni


Inoltre, un gruppo di pazienti si è sottoposto a un trattamento psicoanalitico, con 4 sedute a settimana. Cinque anni dopo, al follow-up, la psicoterapia a lungo termine e la psicoanalisi risultavano le più efficaci nella riduzione dei sintomi e nel mantenimento del cambiamento. Infine, anche Taylor (2011) e Slavin-Mulford e Hilsenroth (2011) sostengono che alla fine del trattamento i pazienti che si sono sottoposti a una terapia psicodinamica a lungo termine raggiungono un cambiamento strutturale, mantengono i risultati ottenuti e continuano a trarre beneficio da essi dopo la fine della terapia.

[...] Non conosciamo con esattezza i fattori determinanti che contribuiscono al cambiamento (Safran, Shaker, 2011) (ma) [...] per quanto si possa sperare di trovare soluzioni semplici a problemi così complessi, per quanto si possa desiderare di migliorare rapidamente i sintomi e le difficoltà emotive, quel che sta emergendo è completamente in sintonia con ciò che sappiamo rispetto ai processi inconsci del cervello-mente. [...] I processi inconsci sottostanno a qualsiasi difficoltà emotiva.


E. Ginot, Neuropsicologia dell'inconscio. Integrare mente e cervello nella psicoterapia, R. Cortina, 2017, pp. 241-242-243



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